Ossigenoterapia: modalità di somministrazione e prescrizione

ossigenoterapia inun signore seduto in poltrona con maschera dell'ossigeno che copre naso e bocca. Sullo sfondo si intravede una bombola di ossigeno.

L’ossigenoterapia migliora la saturazione di ossigeno nel sangue, in condizioni come BPCO e insufficienza cardiaca. Somministrata tramite cannule nasali, maschere o ventilazione non invasiva, migliora la qualità della vita dei pazienti, allevia la dispnea e riduce il rischio di eventi acuti. Criteri clinici come saturazione di O2 e EGA arteriosa sono usati per la prescrizione

Ossigenoterapia

L’ossigenoterapia è una pratica medica che prevede l’uso di ossigeno supplementare per migliorare la saturazione nel sangue dei pazienti. È utilizzata principalmente per trattare condizioni come l’insufficienza respiratoria, che può essere presente in broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), l’insufficienza cardiaca grave e altre malattie polmonari (fibrosi polmonare, attacchi acuti di asma, neoplasie polmonari, ecc.). La corretta somministrazione e monitoraggio dell’ossigenoterapia sono essenziali per garantire l’efficacia del trattamento e minimizzare le complicazioni. La terapia aiuta a migliorare la qualità della vita dei pazienti, alleviando la dispnea e riducendo il rischio di eventi respiratori acuti.

Modalità di Somministrazione dell’Ossigenoterapia

  1. Cannule nasali: Utilizzate per pazienti che richiedono basse concentrazioni di ossigeno (1-6 L/min). Sono comode e permettono al paziente di parlare e mangiare senza difficoltà.
  2. Maschere facciali: Offrono una somministrazione di ossigeno a concentrazioni medio-alte (5-10 L/min fino al 60%). Esistono diverse tipologie, come la maschera a Venturi, che permette di regolare con precisione la concentrazione di ossigeno erogata.
  3. Maschere con reservoir: Utilizzate per somministrare alte concentrazioni di ossigeno (10-15 L/min fino al 100%). Sono indicate per pazienti con grave insufficienza respiratoria.
  4. Ossigenoterapia ad alto flusso con cannula nasale (HFNC): Fornisce elevate concentrazioni di ossigeno e umidificazione dell’aria inspirata. È particolarmente efficace per pazienti con insufficienza respiratoria acuta.
  5. Ventilazione non invasiva (NIV): Utilizzata per pazienti con insufficienza respiratoria che necessitano di supporto ventilatorio. Viene somministrata tramite maschere facciali, nasali, oronasali o caschi.

Criteri Clinici per la Prescrizione dell’Ossigenoterapia

  1. Valutazione clinica: Comprende l’anamnesi e l’esame obiettivo del paziente, con particolare attenzione ai segni e sintomi di insufficienza respiratoria, come dispnea, cianosi e affaticamento.
  2. Diagnosi: La prescrizione dell’ossigenoterapia è indicata in presenza di patologie come BPCO, insufficienza cardiaca, fibrosi polmonare e polmoniti.
  3. Misurazione della saturazione di ossigeno (SpO2): L’ossigenoterapia è indicata quando la SpO2 è inferiore al 90% in condizioni di riposo o sotto sforzo.
  4. Emogasanalisi arteriosa (EGA): Fornisce informazioni precise sulla pressione parziale di ossigeno (PaO2), di anidride carbonica (PaCO2), del pH, dei bicarbonati (HCO3-) ed altri parametri, nel sangue arterioso. L’ossigenoterapia è indicata quando la PaO2 è inferiore a 60 mmHg.

Criteri Emogasanalitici per la Prescrizione dell’Ossigenoterapia

Ossigenoterapia nella ipossiemia continua

La prescrizione di ossigenoterapia a lungo termine (OLT) è richiesta l’esecuzione di un Emogasanalisi per la valutazione di alcuni parametri:

  1. PaO2 (pressione parziale di ossigeno arterioso): Livelli inferiori a 60 mmHg indicano ipossiemia. Per la prescrizione dell’ossigenoterapia è necessario che vengano rispettati i seguenti criteri:
    • < di 55 mmHg (indicazione assoluta);
    • 55 < PaO2 <60 (indicazione relativa) + almeno uno dei seguenti criteri aggiuntivi:
  1. a) Policitemia (ht>55%),
  2. b) segni di ipertensione polmonare,
  3. c) segni di ipossia tissutale (edemi da scompenso cardiaco dx, peggioramento dello stato mentale),
  4. d) cardiopatia ischemica.
  1. PaCO2 (pressione parziale di anidride carbonica arterioso): Livelli elevati possono indicare ipoventilazione e la necessità di supporto ventilatorio e non necessariamente di ossigenoterapia.
  2. pH ematico: Alterazioni del pH possono indicare condizioni di acidosi o alcalosi respiratoria, che richiedono un’adeguata gestione terapeutica.

Ossigenoterapia nella ipossiemia intermittente

  • Per ipossiemia intermittente si intende la modificazione delle pressioni parziali di ossigeno e anidride carbonica durante il sonno o esercizio fisico.
  •  malgrado la mancanza di dati di letteratura che indichino un aumento della sopravvivenza in pazienti con desaturazione notturna o durante l’esercizio fisico se ne ritiene possibile la prescrizione tenendo conto delle seguenti indicazioni:
    • La SpO2 nel sonno sotto il 90% per almeno il 30% del tempo valutata alla pulsossimetria che l’O2 terapia a bassi flussi (1-2 lt/m3) corregge.
    • La desaturazione nello sforzo fisico documentata con test del cammino.

Conclusioni

L’ossigenoterapia rappresenta un’importante risorsa terapeutica per i pazienti con insufficienza respiratoria. La corretta somministrazione e il monitoraggio continuo sono essenziali per garantire l’efficacia e la sicurezza della terapia.

Fonti

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Dott. Giulio Maresca
Dott. Giulio Maresca

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